Cosa fa un governo di fronte ad un calo del gettito fiscale dovuto alla crisi economica? La risposta razionale sarebbe: taglia la spesa pubblica e cerca di rilanciare l’economia riducendo la pressione fiscale.
Quella made in Italy è invece, aumentare quelle tasse dalle quali è impossibile scappare. Patrimoniale sulla casa, addizionali alle imposte sui redditi e, soprattutto, sul risparmio.
Una caccia al tesoro contro ogni logica e in controtendenza rispetto alle scelte degli altri paesi europei, che è iniziata nel 2011 con i governi Monti e Letta, ma che è in parte continuata anche con l’esecutivo guidato da Matteo Renzi.All’inizio del mandato l’esecutivo a guida Pd ha aumentato le tasse sulle rendite finanziarie. Gli sgravi fiscali per le imprese, più volte annunciati, non sono mai arrivati al Consiglio dei ministri. Situazione ben presente a Palazzo Chigi che ora è a caccia di un segnale che vada in direzione opposta. Sono di ieri le indiscrezioni su un pacchetto pro investimenti e pro piccole imprese, che potrebbe prendere la forma di un’esenzione fiscale sul capital gain. Il pacchetto di misure allo studio del ministero del Tesoro e Bankitalia mira a favorire gli investitori e la finanza al servizio della crescita.Proprio ieri ilSole24ore ha fatto il punto sull’andamento delle entrate fiscale confermando la patrimoniale silenziosa che ha impoverito gli italiani e tagliato le gambe all’economia. Quella clamorosa sugli immobili. L’effetto sul gettito dell’operazione Ici-Imu e Tasi è stato un 80% in più tra il 2006 e il 2015. Da 13,9 a 25,1 miliardi di euro. Tutti da ascrivere alla mattanza fiscale sul mattone iniziata con il governo Monti e proseguita poi.È invece firmato Matteo Renzi, l’aumento delle imposte sul risparmio. Nel 2014 è scattato l’aumento dell’aliquota sulle rendite finanziarie dal 20% al 26%, utilizzato per coprire il bonus da 80 euro. Il gettito negli ultimi nove anni è cresciuto quasi del 20%, con un’impennata nei mesi dell’esecutivo in carica, grazie a questa stangata sul risparmio, ma anche a quelle precedenti, come il bollo sui conti correnti, in vigore dal 2012.C’è il governo Renzi anche dietro un altro dato, quello dell’Iva. L’imposta sul valore aggiunto è il classico indicatore dello stato dell’economia visto che fotografa i consumi. Il gettito dal 2007 è calato del 10,2 per cento. Le entrate sono passate dai 132 miliardi e 914 milioni a 119 miliardi e 312 milioni, nonostante le aliquote siano aumentate. L’ultimo aumento è quello del 2013, quando l’aliquota ordinaria passò al 23%. Il governo Renzi ha cambiato le modalità di pagamento, con il varo dello Split Payment e così ha frenato il calo del gettito Iva per 7,2 miliardi.Il record del gettito è quello relativo alle addizionali comunali sull’Irpef. Cresciute dal 2006 al 2015 del 139,2 per cento. Aumento senza soluzione di continuità, anche negli ultimi due anni. Il gettito è passato da 1,8 miliari a 4,3. Nello studio del Sole24ore c’è anche la cedolare secca, cioè l’aliquota unica sugli immobili affittati, il cui gettito è in costante aumento. Dal 2010, anno di istituzione al 2015, più 185,8%. In questo caso si tratta di una notizia positiva. I contribuenti hanno reagito bene all’unico esempio italiano di «flat tax», spostandosi in massa verso questo regime fiscale. Un precedente importante o per i governi futuri. Se la tassazione è ragionevole, i contribuenti reagiscono bene e l’economia non si ferma.